lunedì 19 dicembre 2016
Questo mercoledì al Microcinema - Moonrise Kingdom
Egregi, questo mercoledì proiettiamo questo filmettino qui, solita roba: regia sopraffina, sceneggiatura formidabile, cast extralusso, insomma, niente di che. Però nel caso vogliate partecipare sappiate che ci sarà, dal genio multicolore di Wes Anderson, Moonrise Kingdom.
martedì 13 dicembre 2016
Questo mercoledì al Microcinema - Sideways
Esimi, in questo nebbioso mercoledì lasciatevi rischiarare dal grande cinema su piccolo schermo del vostro microcinema preferito. Direttamente dagli assolati vigneti della California un bel filmone targato Alexander Payne che vi lascerà con un'incredibile voglia di tracannarvi galloni di vino.
Non mancate.
Davvero.
Non mancate.
Davvero.
lunedì 12 dicembre 2016
CORSO DI FOTOGRAFIA
LAURO CASONI (Bondeno, 30 aprile 1973)
Ha iniziato nel 2006 ad occuparsi "seriamente" di immagini passando dalla fotografia analogica al digitale.
Dal 2008 è collaboratore della testata locale "NUOVA FERRARA".
E' iscritto all' AIRF (Associazione Italiana Reporter e Fotoreporter).
Appassionato di fotografia documentaristica e paesaggistica utilizza esclusivamente attrezzatura FUJIFILM.
lunedì 28 novembre 2016
Mercoledì - Le Avventure Acquatiche Di Steve Zissou
Questa settimana nella cornice della rassegna Anderson & Payne l'indispensabile opera che ha confermato al mondo, dopo I Tenenbaum, il genio di Wes Anderson.
L'immenso e mai troppo lodato Bill Murray negli oceanografici panni di Steve Zissou.
Non mancate.
Non scherziamo.
L'immenso e mai troppo lodato Bill Murray negli oceanografici panni di Steve Zissou.
Non mancate.
Non scherziamo.
martedì 22 novembre 2016
Questo mercoledì - A Proposito Di Schmidt
Spettabilissimi cineutenti del Microcinema, il vostro microcircolo di grande cinema preferito e, presumibilmente, unico, questo mercoledì trasudiamo orgoglio nel presentarvi la quarta pellicola della rassegna "Anderson & Payne", alle 21.15, infatti, proietteremo A Proposito Di Schmidt di Alexander Payne (2002).
Non mancate, partecipate motivati e felicissimi.
Love
Non mancate, partecipate motivati e felicissimi.
Love
venerdì 18 novembre 2016
Lo chiamavano Enzo Ceccotti
Grande successo di pubblico e critica e grande successo anche al Microcinema, Lo Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, storia del ladruncolo Enzo Ceccotti col brutto vizio del bagno doccia radioattivo, è esploso nel panorama cinematografico italiano come la proverbiale bomba. Potresti stare a parlare per ore della sua importanza nel processo di rinnovamento della settima arte del belpaese e di come ci sia bisogno di cineasti giovani ed innovativi in un panorama spesso desolante e impermeabile all'innovazione e alle novità. Ma non lo farai, perchè questo è il momento del Forse Non Tutti Sanno Che, cose inutilissime da sapere ma utilissime per fare gli sboroni in pubblico, su LCJR.
Via!
- Il regista, Mainetti, evidentemente è in fissa da tempo con i cartoni giapponesi (come dargli torto) tant'è che aveva già girato due cortometraggi, i bellissimi Basette con Valerio Mastrandrea e Tiger Boy, palesemente ispirati a Lupin III e L'Uomo Tigre. Non c'è nemmeno bisogno di precisarlo in realtà perchè ce li siamo già sparati tutti al Microcine.
- Luca Marinelli, immenso nella parte del cattivissimo, si è ispirato qui e là per dar vita ad uno dei villain migliori mai visti sul grande schermo, mmericani compresi, tra cui Buffalo Bill del Silenzio degli Innocenti e il Tony Manero di Pablo Larrain (che avevi visto al cinema anni fa e ti aveva massacrato i coglioni alla grandissima). In più Marinelli ha pensato di infilarci il valore aggiunto della straordinaria performance di Un'emozione da poco di Anna Oxa et voilà, il capolavoro è servito.
Via!
- Il regista, Mainetti, evidentemente è in fissa da tempo con i cartoni giapponesi (come dargli torto) tant'è che aveva già girato due cortometraggi, i bellissimi Basette con Valerio Mastrandrea e Tiger Boy, palesemente ispirati a Lupin III e L'Uomo Tigre. Non c'è nemmeno bisogno di precisarlo in realtà perchè ce li siamo già sparati tutti al Microcine.
- Il film è ambientato a Roma, sì la stessa de La Grande Bellezza, se non fosse che della città si vede praticamente solo la zona di Tor Bella Monaca che non è esattamente al primo posto della Lonely Planet alla voce "cosa vedere a Roma in un week end". Anche Basette è ambientato nello stesso quartiere ed il motivo è che lo sceneggiatore Guaglianone aveva lavorato lì come assistente sociale e il regista aveva bazzicato nei teatri di Roma Est.
- Claudio Santamaria per l'occasione ha dovuto inquartarsi per bene aumentando di ben 20 kg tondi tondi. Che poi uno dice "le faceva anche De Niro 'ste cose", però provaci tu a metterti a dieta poi.Il metodo Depardieu, lo dici in anticipo per chi volesse provarci a casa, non funziona molto bene.
- Il supervillain della situazione, nonchè personaggio probabilmente meglio riuscito dell'intera pellicola è l'immenso Zingaro, talmente cool da meritarsi il puntuale omaggio-meme su Facebook con la pagina "Lo Zingaro chiede cose".
Eccola qui.
(Questa qui ad esempio ti ha fatto ridere tantissimo)
- Luca Marinelli, immenso nella parte del cattivissimo, si è ispirato qui e là per dar vita ad uno dei villain migliori mai visti sul grande schermo, mmericani compresi, tra cui Buffalo Bill del Silenzio degli Innocenti e il Tony Manero di Pablo Larrain (che avevi visto al cinema anni fa e ti aveva massacrato i coglioni alla grandissima). In più Marinelli ha pensato di infilarci il valore aggiunto della straordinaria performance di Un'emozione da poco di Anna Oxa et voilà, il capolavoro è servito.
- Per il lancio del film il regista, Santamaria e Marinelli, con l'aiuto di Michele Braga, hanno
pensato di registrare una cover della vecchia sigla del cartone che va guardata rigorosamente fazzoletto in mano e lacrima libera.
- Visto il successo raccattato pressochè ovunque, è uscito anche un fumetto collocabile temporalmente dopo il finale del film, scritto da Roberto Recchioni, già in passato curatore editoriale di Dylan Dog con le illustrazioni di Giorgio Pontrelli e Stefano Simeone. Esistono quattro diverse copertine realizzate nientemeno che da Leo Ortolani, Roberto Recchioni, Giacomo Bevilacqua e Zerocalcare. Natale si avvicina e siete a corto di idee per i regali? Grazie! Prego.
- Gabriele Mainetti non era per niente convinto di Ilenia Pastorelli per il ruolo di Alessia e prova a dargli torto, l'attrice esordiente (e straordinaria, aggiungi, e come tale giustamente riconosciuta) aveva all'attivo solo una partecipazione a qualche doccia al Grande Fratello. Il regista non era propriamente soddisfatto del curriculum della giovine ma fortunatamente ha cambiato idea.
- LCJR è stato proiettato anche al Festival Del Cinema Italiano a Tokyo ed in sala c'era nientemeno che sua maestà Go Nagai, autore del Jeeg originale. Il maestro aveva già espresso il desiderio di vedere la pellicola durante un viaggio a Roma. E niente, una pompata di ego così ti tiene a mezzo metro da terra per svariati anni a venire che l'anfetamina è un gingerino al confronto.
- E, per concludere, l'ovvia tiratona ubernerd sul cartone originale, il leggendario Jeeg robot d'acciaio, storia di Hiroshi Shiba, basettonatissimo campione del mondo di Formula 1, amante dei giubbini maragli con le frange e della sua lotta contro la malvagia Himika, regina dell'antico popolo degli Haniwa. Capolavoro del genere mech, Jeeg aveva di diverso dagli altri bellimbusti meccanici del genere che il protagonista Hiroshi si trasformava letteralmente nella testa del robot d'acciaio lanciandosi da un dirupo e spendendo una fortuna in moto fracassate, da qui il "tu, che puoi diventare Jeeg" e qui ti fermi perchè le lacrime già ti impediscono di scrivere e poi magari ti scappa che esiste da qualche parte una cassetta di te che nei primi '80 canti la sigla e non ti pare il caso che certe cose trapelino.
Qui per approfondimenti.
Saluti con la da-te-coverizzata sigla, ancora oggi di una badassery incredibile. No non la canta Pelù, è una bufala vecchia come l'internet, bensì Roberto Fogu.
Saluti con la da-te-coverizzata sigla, ancora oggi di una badassery incredibile. No non la canta Pelù, è una bufala vecchia come l'internet, bensì Roberto Fogu.
lunedì 14 novembre 2016
Dietro la locandina
Questo mercoledì, nella microcornice del vostro circolo di cinema prediletto, siamo estremamente orgogliosi di ospitare l'imperdibile evento dall'inestimabile spessore culturale che andrà ad arricchire il vostro curriculum da esibire in cene, aperitivi, vernissage e, più in generale, situazioni in cui fare gli sboroni vi aiuterà a portare a casa il risultato.
Nello specifico, l'illustre Giovanni Scarduelli, terrà una formidabile chiacchierata sul rapporto tra cinema e immagine nella cinematografia di Wes Anderson introducendo la proiezione di "The Royal Tenenbaums", il tutto nell'ambito della rassegna Anderson-Payne.
Roba grossissima, ma cosa ve lo dico a fare?
Giovanni Scarduelli, classe '92, illustratore e graphic designer, musicante, lettore e provinciale. Ha collaborato con La Repubblica, Terre di Mezzo, Liber e Tapirulan. Vive e lavora a Ostiglia.
Nello specifico, l'illustre Giovanni Scarduelli, terrà una formidabile chiacchierata sul rapporto tra cinema e immagine nella cinematografia di Wes Anderson introducendo la proiezione di "The Royal Tenenbaums", il tutto nell'ambito della rassegna Anderson-Payne.
Roba grossissima, ma cosa ve lo dico a fare?
Giovanni Scarduelli, classe '92, illustratore e graphic designer, musicante, lettore e provinciale. Ha collaborato con La Repubblica, Terre di Mezzo, Liber e Tapirulan. Vive e lavora a Ostiglia.
martedì 8 novembre 2016
Mercoledì al Microcinema
Stimatissimi, domani sera filmone di Alexander Payne in pieno tema elettorale. Non mancate al solito imperdibile appuntamento del mercoledì sera presso il vostro circoletto preferito.
giovedì 3 novembre 2016
Nuova collezione autunno - inverno al Microcine
Stimatissimi questi saranno i prossimi appuntamenti per la nuova mostra targata Microcinema, un duetto alternato di pellicole targate Wes Anderson e Alexander Payne per i vostri nebbiosi mercoledì sera.
giovedì 20 ottobre 2016
Mauro e le sue Talpe
MAURO E LE SUE TALPE
Un sabato sera alternativo all'insegna dello spettacolo all'OLIVA SGARBATA a Pilastri.
Mauro con le sue talpine sarà lieto di intrattenere i clienti con buona musica da canzoniere.Non mancheranno le famose barzellette del nostro maestro Mauro, tutte inedite!!
il divertimento è assicurato!
visitate la nostra pagina fb Mauro e le sue Talpe.
ELEONORA NATALI
Eleonora
Natali, diplomata in Arte Applicata, inizia nel 1980 il suo percorso espositivo
in ambito locale e successivamente partecipa a diversi eventi fieristici di
richiamo nazionale ed internazionale.
Mostre:
Rimini,
Grand Hotel Rimini; Venezia, Galleria Bonan; Padova, Arte Fiera; Firenze,
Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea; Genova, Arte Genova;
Pordenone, Arte Fiera; Salvador de Bahia (Brasile), Palazzo del Governo;
Montevideo (Uruguay), Palazzo del Governo; Istanbul, Sanat Fuari; Parigi, Maison
d’Italie.
martedì 18 ottobre 2016
Questo mercoledì al Microcinema: Lo Chiamavano Jeeg Robot
La nebbia di stamattina ti ha fatto cortesemente notare che l'estate è finita da un pezzo e non è più tempo di cazzeggiare per cui... fuoco alle polveri, fiato ai tromboni, il Microcinema riapre ufficialmente i battenti. Ritorna così il vostro appuntamento settimanale col grande cinema su medio schermo nel piccolo vostro cinemino preferito e ritorna con una minirassegna in due appuntamenti sul nuovo astro nascente (speriamo) del cinema italiano Gabriele Mainetti, l'anno scorso al suo primo lungometraggio 'Lo Chiamavano Jeeg Robot', che ha vinto qualche secchiata di premi qui e là.
Non mancate per nessun motivo, a mercoledì.
giovedì 19 maggio 2016
Berserker
Dal momento in cui hai sentito Olaf cantare "mio amore per te scatenato berserker" (in inglese: my love for you is like a truck, berserker) ancora giovinastro in una sala con l'impianto mono nel lontano '94, hai capito che il mondo per come lo conoscevi non sarebbe più stato lo stesso. Erano tempi ancora immaturi, il cinema indipendente non si sapeva nemmeno cosa fosse qui da noi e Pulp Fiction era sì e no uscito in città e l'avresti recuperato a Bologna mesi più tardi. Film del genere, più in generale, non sapevi nemmeno che potessero esistere e per film del genere intendi pellicole occupate per la quasi totalità di dialoghi fiume su argomenti inutili ai fini della trama e con esiti comici ai tempi sconosciuti, unknown pleasures direbbe il poeta. L'allora 24enne Kevin Smith aveva messo in piedi un qualcosa di epocale con duemilalire e due pacchetti di Nazionali nemmeno fosse MacGyver. Zero attori professionisti, zero mezzi, zero tutto ma risultato straordinario. Avrebbe poi fondato la propria casa di produzione, avrebbe poi girato altri film, avrebbe anche inziato una carriera da sceneggiatore di fumetti ma tutto iniziava da lì, da quel tristissimo minimarket disperso nel New Jersey; lost in the supermarket, direbbe un altro poeta.
Lo hai amato, lo hai visto e lo hai rivisto recentemente nella cornice del Microcinema e ti pare più che giusto, quindi, dedicare un forse-non-tutti-sanno-che allo straordinario Clerks (in italiano Clerks - Commessi, chè il Google Traduttore all'epoca non esisteva).
- Il film è costato 25575 dollari, cifra derivatagli da una decina di carte di credito a suo nome, dalla vendita della sua collezione di fumetti – poi ricomprata – e da una donazione della sua famiglia. Una valanga di soldi è andata spesa per i diritti d'autore delle canzoni nella colonna sonora.
- Girato in 16mm durante la notte nel negozio in questione (dove Kevin Smith lavorava veramente al tempo) il permesso di girare venne dato dal proprietario a patto che fosse fuori orario di lavoro, per ovviare a questo problema ed al fatto che in molte scene fuori fosse notte fonda, il regista escogitò lo stratagemma della serranda con i lucchetti bloccati. Le sequenze diurne presumibilmente furono prese in giorni festivi a maggior gloria della magnanimità del proprietario del market.
- Il “Quick Stop” e la videoteca del film si trovano al numero 58 di Leonard Avenue a Leonardo nel New Jersey. Dal momento che sei già andato, ovviamente, su Street View ecco il link: https://www.google.it/maps/place/58+Leonard+Ave/@40.4151688,-74.0573453,3a,75y,100.59h,82.21t/data=!3m7!1e1!3m5!1sgnejmGnz6cCOqhATnKnz1Q!2e0!6s%2F%2Fgeo3.ggpht.com%2Fcbk%3Fpanoid%3DgnejmGnz6cCOqhATnKnz1Q%26output%3Dthumbnail%26cb_client%3Dmaps_sv.tactile.gps%26thumb%3D2%26w%3D203%26h%3D100%26yaw%3D77.670509%26pitch%3D0!7i13312!8i6656!4m6!3m5!1s0x89c23736edaa8d91:0x91a080dc3a05563e!4b1!8m2!3d40.4152362!4d-74.0573379
- A partire da Clerks, Kevin Smith ha generato il classico universo comune a molte delle sue opere, dal nome View Askewniverse. Altri film ambientati nel medesimo spazio-tempo sono: Generazione X, In cerca di Amy, Dogma, Jay & Silent Bob...fermate Hollywood e naturalmente il sequel Clerks II.
- Kevin Smith si è ritagliato la parte di Silent Bob, personaggio taciturno che non apre mai bocca tranne che in Jay & Silent Bob...fermate Hollywood dove non tace mai.
- I dialoghi del film sono ricchi di riferimenti alla cultura pop dai fumetti al cinema, c'è un intero capitolo dell'opera dedicato alla Death Star di Star Wars ma c'è spazio anche per una strizzata d'occhio cinefila che passa quasi inosservata, mentre si trova fuori dal negozio, lo spacciatore Jay esclama “I’ll fuck anything that moves!” (“Mi scoperò qualsiasi cosa in movimento”) la stessa frase che esclama il personaggio interpretato da Dennis Hopper inVelluto blu di David Lynch, 1986.
- Durante il leggendario monologo a base di titoli di pornazzi l'attore Jeff Anderson si rifiutò di leggere la lista di fronte alla madre con bambina al seguito, la scena quindi fu girata in due momenti diversi e le reazioni della donna vennero filmate mentre la famigeratissima lista le veniva letta in un secondo tempo.
- Grace Smith, la casalinga fissata con i cartoni del latte è la madre di Kevin Smith.
- Malgrado non si veda un centimetro di pelle e non venga versata una goccia di sangua, grazie alla sceneggiatura frizzantina il film venne vietato inizialmente ai minori di anni 17, la Miramax si rivolse all'avvocato Alan Dershowitz (noto per avere fatto parte del collegio difensivo di OJ Simpsons) per ottenere una revisione del divieto, che infatti venne accordata senza che si rendesse necessario apportare tagli al film.
- La scena che ha consegnato il film alla gloria eterna nell'immaginario popolare è la celebre "più o meno circa 36" che riproponi qui integralmente nella speranza che qualcuno se la guardi dimenticando il volume delle casse a palla mentre è al lavoro o in qualsiasi altro luogo affollato.
- Il cugino Olaf che si produce nell'esecuzione canora di "Berserker" nel film canta in un gruppo fittizio chiamato Fuck Your Yankee Blue Jeans
che, a quanto pare, ha avuto un tour americano. Almeno stando a quanto dice la maglietta ufficiale in vendita qui: http://jayandsilentbob.com/jay-s-berserker-t-shirt-791.html
- Nel montaggio originale il film doveva terminare in modo molto diverso con un finale che poco o nulla c'entrava col resto della pellicola dove addirittura il protagonista Dante veniva accoppato da un rapinatore. Fortunatamente il regista fu ben consigliato e nella stesura finale questa sequenza venne eliminata del tutto. L'intera scena (che si ricollega alla frase di Dante a proposito di L'Impero Colpisce Ancora, "la vita è una sequela di finali duri") la si può trovare nei dvd o nei blu ray o direttamente qui.
Lo hai amato, lo hai visto e lo hai rivisto recentemente nella cornice del Microcinema e ti pare più che giusto, quindi, dedicare un forse-non-tutti-sanno-che allo straordinario Clerks (in italiano Clerks - Commessi, chè il Google Traduttore all'epoca non esisteva).
- Il film è costato 25575 dollari, cifra derivatagli da una decina di carte di credito a suo nome, dalla vendita della sua collezione di fumetti – poi ricomprata – e da una donazione della sua famiglia. Una valanga di soldi è andata spesa per i diritti d'autore delle canzoni nella colonna sonora.
- Girato in 16mm durante la notte nel negozio in questione (dove Kevin Smith lavorava veramente al tempo) il permesso di girare venne dato dal proprietario a patto che fosse fuori orario di lavoro, per ovviare a questo problema ed al fatto che in molte scene fuori fosse notte fonda, il regista escogitò lo stratagemma della serranda con i lucchetti bloccati. Le sequenze diurne presumibilmente furono prese in giorni festivi a maggior gloria della magnanimità del proprietario del market.
- Il “Quick Stop” e la videoteca del film si trovano al numero 58 di Leonard Avenue a Leonardo nel New Jersey. Dal momento che sei già andato, ovviamente, su Street View ecco il link: https://www.google.it/maps/place/58+Leonard+Ave/@40.4151688,-74.0573453,3a,75y,100.59h,82.21t/data=!3m7!1e1!3m5!1sgnejmGnz6cCOqhATnKnz1Q!2e0!6s%2F%2Fgeo3.ggpht.com%2Fcbk%3Fpanoid%3DgnejmGnz6cCOqhATnKnz1Q%26output%3Dthumbnail%26cb_client%3Dmaps_sv.tactile.gps%26thumb%3D2%26w%3D203%26h%3D100%26yaw%3D77.670509%26pitch%3D0!7i13312!8i6656!4m6!3m5!1s0x89c23736edaa8d91:0x91a080dc3a05563e!4b1!8m2!3d40.4152362!4d-74.0573379
- A partire da Clerks, Kevin Smith ha generato il classico universo comune a molte delle sue opere, dal nome View Askewniverse. Altri film ambientati nel medesimo spazio-tempo sono: Generazione X, In cerca di Amy, Dogma, Jay & Silent Bob...fermate Hollywood e naturalmente il sequel Clerks II.
- Kevin Smith si è ritagliato la parte di Silent Bob, personaggio taciturno che non apre mai bocca tranne che in Jay & Silent Bob...fermate Hollywood dove non tace mai.
- I dialoghi del film sono ricchi di riferimenti alla cultura pop dai fumetti al cinema, c'è un intero capitolo dell'opera dedicato alla Death Star di Star Wars ma c'è spazio anche per una strizzata d'occhio cinefila che passa quasi inosservata, mentre si trova fuori dal negozio, lo spacciatore Jay esclama “I’ll fuck anything that moves!” (“Mi scoperò qualsiasi cosa in movimento”) la stessa frase che esclama il personaggio interpretato da Dennis Hopper inVelluto blu di David Lynch, 1986.
- Durante il leggendario monologo a base di titoli di pornazzi l'attore Jeff Anderson si rifiutò di leggere la lista di fronte alla madre con bambina al seguito, la scena quindi fu girata in due momenti diversi e le reazioni della donna vennero filmate mentre la famigeratissima lista le veniva letta in un secondo tempo.
- Grace Smith, la casalinga fissata con i cartoni del latte è la madre di Kevin Smith.
- Malgrado non si veda un centimetro di pelle e non venga versata una goccia di sangua, grazie alla sceneggiatura frizzantina il film venne vietato inizialmente ai minori di anni 17, la Miramax si rivolse all'avvocato Alan Dershowitz (noto per avere fatto parte del collegio difensivo di OJ Simpsons) per ottenere una revisione del divieto, che infatti venne accordata senza che si rendesse necessario apportare tagli al film.
- La scena che ha consegnato il film alla gloria eterna nell'immaginario popolare è la celebre "più o meno circa 36" che riproponi qui integralmente nella speranza che qualcuno se la guardi dimenticando il volume delle casse a palla mentre è al lavoro o in qualsiasi altro luogo affollato.
- Il cugino Olaf che si produce nell'esecuzione canora di "Berserker" nel film canta in un gruppo fittizio chiamato Fuck Your Yankee Blue Jeans
- Nel montaggio originale il film doveva terminare in modo molto diverso con un finale che poco o nulla c'entrava col resto della pellicola dove addirittura il protagonista Dante veniva accoppato da un rapinatore. Fortunatamente il regista fu ben consigliato e nella stesura finale questa sequenza venne eliminata del tutto. L'intera scena (che si ricollega alla frase di Dante a proposito di L'Impero Colpisce Ancora, "la vita è una sequela di finali duri") la si può trovare nei dvd o nei blu ray o direttamente qui.
giovedì 28 aprile 2016
Gezzevino, come promesso ecco le registrazioni delle serate
Le registrazioni audio delle impeccabili esibizioni, partorite dagli altrettanto impeccabili musicisti che abbiamo avuto l'onore di ospitare all'interno delle serate Gezzevino, sono disponibili verso tutti tramite il sistema di condivisione file Google Drive. I file audio sono disponibili in mp3 e m4a, formato di qualità superiore ma leggibile solo con alcuni programmi di lettura audio-video (di solito di produzione Apple o il più comune VLC). A causa della qualità i file m4a, di notevoli dimensioni, verranno scaricati molto più lentamente, di conseguenza potrà capitare che non siano sempre disponibili in sincronica contemporaneità con i rispettivi mp3.
Detto questo, si ricorda che Martedì 31 maggio si terrà l'appuntamento conclusivo di questo primo ciclo di serate Gezzevino, che vedrà come protagonista il trio Salieri, Govoni, Negrelli; a seguire trovate i link tramite cui è possibile accedere alle cartelle condivise di Google Drive (le registrazioni di Pancaldi-Bertelli saranno disponibili prossimamente, successivi post come questo vi daranno la possibilità di accedere ai link mano a mano in aggiornamento).
SANTIMONE-NEGRELLO
https://drive.google.com/folderview?id=0B6AFSWOqpvM-dmN0b24tallQVWs&usp=sharing
DONINI-CREMONI
https://drive.google.com/folderview?id=0BywEMc1PT1yMdkFHem5CWHI3aE0&usp=sharing
Non aspettatevi cose esagerate, l'intenzione non è quella di distribuire un vero e proprio CD live ma qualcosa, invece, di più simile ad un ''ricordo'': un piccolo regalo per gli spettatori ma anche per i musicisti stessi, la quale fattura andrà sicuramente a compensare laddove i mezzi di registrazione, a nostra disposizione, non sono potuti arrivare in ambito di qualità.
Buon ascolto!
Detto questo, si ricorda che Martedì 31 maggio si terrà l'appuntamento conclusivo di questo primo ciclo di serate Gezzevino, che vedrà come protagonista il trio Salieri, Govoni, Negrelli; a seguire trovate i link tramite cui è possibile accedere alle cartelle condivise di Google Drive (le registrazioni di Pancaldi-Bertelli saranno disponibili prossimamente, successivi post come questo vi daranno la possibilità di accedere ai link mano a mano in aggiornamento).
SANTIMONE-NEGRELLO
https://drive.google.com/folderview?id=0B6AFSWOqpvM-dmN0b24tallQVWs&usp=sharing
DONINI-CREMONI
https://drive.google.com/folderview?id=0BywEMc1PT1yMdkFHem5CWHI3aE0&usp=sharing
Non aspettatevi cose esagerate, l'intenzione non è quella di distribuire un vero e proprio CD live ma qualcosa, invece, di più simile ad un ''ricordo'': un piccolo regalo per gli spettatori ma anche per i musicisti stessi, la quale fattura andrà sicuramente a compensare laddove i mezzi di registrazione, a nostra disposizione, non sono potuti arrivare in ambito di qualità.
Buon ascolto!
martedì 26 aprile 2016
Mercoledì al Microcinema - Brazil
Gentili utenti questo mercoledì trasudiamo orgoglio nel potervi offire il capolavoro dell'immane Terry Gilliam. Non diciamo altro perchè tutto il resto è superfluo.
Presenta la serata l'illustre Brunello Brunelli.
Presenta la serata l'illustre Brunello Brunelli.
martedì 19 aprile 2016
Sorpresa
Questo mercoledì sarà a sorpresa, nel senso che non vi diciamo cosa presentiamo, a dire la verità non ne siamo ancora sicuri al 100% nemmeno noi ma, dal momento che in ogni caso qualcosa si presenterà, ci giochiamo la carta sorpresa. Per l'appunto.
Ma la cosa veramente straordinaria è che relatore, oratore ed arringatore delle folle sarà nientemeno che l'illustre giovane promessa punta di diamante della nostra associazione culturale, musicista, compositore, scrittore, pittore, scultore, un Leonardo Da Vinci postmoderno. Idolo delle folle, guida delle masse, sogno proibito di teenagers e mamme. Giovane, già cinico e disilluso ma soprattutto preso da culo come un Johnny Thunders dei nostri giorni, signori, l'uomo, la leggenda, la fonatura perenne, Matteo Scognamiglio.
Ma la cosa veramente straordinaria è che relatore, oratore ed arringatore delle folle sarà nientemeno che l'illustre giovane promessa punta di diamante della nostra associazione culturale, musicista, compositore, scrittore, pittore, scultore, un Leonardo Da Vinci postmoderno. Idolo delle folle, guida delle masse, sogno proibito di teenagers e mamme. Giovane, già cinico e disilluso ma soprattutto preso da culo come un Johnny Thunders dei nostri giorni, signori, l'uomo, la leggenda, la fonatura perenne, Matteo Scognamiglio.
martedì 12 aprile 2016
Morta una rassegna NON se ne fa un'altra, però questo mercoledì ci siamo lo stesso.
Carissimi et stimatissimi, finita la maxirassegna sul cinema italiano e con l'avvicinarsi del bel tempo non ce la sentiamo di promettere una nuova lista strutturata di titoli, per cui ci giochiamo la carta dell'estemporaneità annunciando di volta in volta se-si-fa-e-se-sì-cosa.
Insomma tutto questo per dire che domani sera siamo più che fieri nell'offrirvi Ghost World, ottimo film statunitense del 2001 di Terry Zwigoff.
Partecipate & moltiplicatevi.
Presenta la serata l'eminente Luca Romanelli.
Insomma tutto questo per dire che domani sera siamo più che fieri nell'offrirvi Ghost World, ottimo film statunitense del 2001 di Terry Zwigoff.
Partecipate & moltiplicatevi.
Presenta la serata l'eminente Luca Romanelli.
martedì 5 aprile 2016
Questo mercoledì al Microcinema. Gran finale della rassegna L'Italianissima.
Non mancate al sontuoso finale della rassegna che ci ha accompagnato negli ultimi mesi, questo mercoledì chiudiamo col botto L'Italianissima con La Prima Cosa Bella di Paolo Virzì che, come si evince dal titolo, è un bel film.
Dai mo.
Dai mo.
venerdì 1 aprile 2016
Paolo Sorrentino, breve carrellata su
Punta di diamante del cinema italiano ed apprezzatissimo all'estero (mentre in Italia "sì ok bravo ma però" da perfetti cagacazzi quali siamo) Sorrentino è un autore prolifico ed originale, capace di un cinema poetico e cinico, appassionato e distaccato, estetizzante e grottesco, insomma uno che con la macchina da presa dice la sua. Leggendo in giro hai trovato roba come "il Lynch italiano" "l'erede di Fellini" "il Tarantino de' noantri" ma fondamentalmente trovi che P.S. sia un autore a sé e come tale anche il suo cinema gode di un certo carattere indipendente, e per fortuna.
Premesso questo ecco due righe per ogni suo lungometraggio, sulla scia del film presentato l'altra sera, L'Amico Di Famiglia.
- L'Uomo In Più (2001): esordio apprezzatissimo per il nostro regista che ci racconta la storia dei due Antonio Pisapia, un cantautore alla Califano ed un introverso calciatore, dalle opposte personalita, le cui vicende corrono parallele e convergenti nello sfondo di una Napoli spietata e cinica. L''uomo in più è anche una tattica calcistica. Prima collaborazione con Toni Servillo, guarda caso, magistrale. La vita in fondo è 'na strunzata.
- Le Conseguenze Dell'Amore (2004): dopo il promettente esordio la definitiva consacrazione con quello che è uno dei suoi più acclamati lavori. Titta Di Girolamo vive in un albergo in Svizzera riciclando i soldi della mafia in un'esistenza grigia e sconsolata nella quale fa capolino l'improvvisa passione per una giovane cameriera che innescherà una valanga di avvenimenti con conseguenze (quelle del titolo) assolutamente "da non sottovalutare". La macchina da presa indugia per 3/4 del film sulla bravura di Servillo, sui suoi silenzi e microespressioni, salvo poi sterzare ferocemente nel giallo accelerando in modo brutale ed inaspettato. L'attore protagonista giganteggia nella parte come se fosse nato per quel ruolo. Imperdibile.
5 David di Donatello 2005: miglior film, miglior regista (Paolo Sorrentino), migliore sceneggiatura (Paolo Sorrentino), miglior attore protagonista (Toni Servillo), miglior direttore della fotografia (Luca Bigazzi), 4 Nastri d'argento 2005: migliore attore protagonista (Toni Servillo), migliore attore non protagonista (Raffaele Pisu), miglior soggetto, miglior fotografia (Luca Bigazzi), 2 Globi d'oro: miglior sceneggiatura (Paolo Sorrentino), miglior attrice rivelazione (Olivia Magnani).
- L'Amico Di Famiglia (2006): forse il film che ha diviso più critica e pubblico. Atteso al varco dopo il successone de Le Conseguenze, Sorrentino gira una pellicola assolutamente straniante, un elogio alla deformità ed alla bruttezza del mondo. Storie di usura e amore in un Agro Pontino mai così alienato e disperato, un affresco dell'abbruttimento umano e morale girato con uno stile che sa coniugare momenti di assoluta poesia e cristallizzazione estetizzante ad altri di abissale ed assoluto disgusto. Uno di quei film che ti tolgono ogni speranza, ma con un'eleganza impeccabile e sferzate di ironia che ti fanno persino sorridere. Trovi che sia un ottimo film anche se i pareri che hai trovato sull'Internet e non solo, discordano.
- Il Divo (2008): ovvero la spettacolare vita di Giulio Andreotti, deus ex machina della politica italiana dal dopoguerra ad oggi e relative profondissime zone d'ombra. Rivisitazione pop sotto anfetamine del genere biografico. Il diretto interessato reagì così: "è molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto". Con grande sorpresa di tutti Sorrentino è sopravvissuto senza finire accoppato da un caffè Sindona-style.
Indovinate chi c'è nei sinistri panni del senatore a vita? Toni Servillo.
- This Must Be The Place (2011): primo film in lingua inglese del regista con un cast extralusso in cui spiccano Sean Penn e Frances McDormand. Una rockstar (sì ok è Robert Smith) in pensione che si trascina nella malinconia e nell'autocommiserazione si trova, suo malgrado, ad improvvisarsi cacciatore di nazisti in uno straniante road movie sulle highways d'America, che, come tutti i road movies, è anche un viaggio interiore alla ricerca del sé. Nella sfilata di personaggi bizzarri incontrati nel percorso, un cacciatore di nazisti professionista, l'inventore del trolley ed un favoloso cammeo di David Byrne il cui singolo (tratto dall'album Speaking In Tongues dei Talking Heads) dà il titolo al film. Ti è piaciuto tantissimo.
- La Grande Bellezza (2013): ma anche la grande bruttezza filtrata attraverso il disilluso sguardo di Jep Gambardella (Servillo), navigato e fascinoso scrittore, giornalista e critico teatrale. Il protagonista, preda del blocco dello scrittore e tramutatosi nel re della mondanità romana e delle famose terrazze, tira un po' le somme di una vita sperperata nella quale la ricerca della "grande bellezza" è naufragata in un mondo di patinato abbruttimento: "Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?"
Confezione sontuosa con la macchina da presa perennemente incollata al volto del protagonista che titaneggia non poco nel ruolo nella cornice di una Roma dalla bellezza quasi divina. Analogie nella forma e nel contenuto con 8½ di Fellini. Sabrina Ferilli, vestita pochissimo per larga parte del film, esibisce a 49 anni un telaio formidabile. Premio Oscar come miglior film straniero.
- Youth - La Giovinezza (2015): secondo film in lingua inglese ma non l'hai ancora visto, ne parlano un gran bene però e c'è Harvey Keitel e Michael Caine, quindi lo recupererai presto.
Premesso questo ecco due righe per ogni suo lungometraggio, sulla scia del film presentato l'altra sera, L'Amico Di Famiglia.
- L'Uomo In Più (2001): esordio apprezzatissimo per il nostro regista che ci racconta la storia dei due Antonio Pisapia, un cantautore alla Califano ed un introverso calciatore, dalle opposte personalita, le cui vicende corrono parallele e convergenti nello sfondo di una Napoli spietata e cinica. L''uomo in più è anche una tattica calcistica. Prima collaborazione con Toni Servillo, guarda caso, magistrale. La vita in fondo è 'na strunzata.
- Le Conseguenze Dell'Amore (2004): dopo il promettente esordio la definitiva consacrazione con quello che è uno dei suoi più acclamati lavori. Titta Di Girolamo vive in un albergo in Svizzera riciclando i soldi della mafia in un'esistenza grigia e sconsolata nella quale fa capolino l'improvvisa passione per una giovane cameriera che innescherà una valanga di avvenimenti con conseguenze (quelle del titolo) assolutamente "da non sottovalutare". La macchina da presa indugia per 3/4 del film sulla bravura di Servillo, sui suoi silenzi e microespressioni, salvo poi sterzare ferocemente nel giallo accelerando in modo brutale ed inaspettato. L'attore protagonista giganteggia nella parte come se fosse nato per quel ruolo. Imperdibile.
5 David di Donatello 2005: miglior film, miglior regista (Paolo Sorrentino), migliore sceneggiatura (Paolo Sorrentino), miglior attore protagonista (Toni Servillo), miglior direttore della fotografia (Luca Bigazzi), 4 Nastri d'argento 2005: migliore attore protagonista (Toni Servillo), migliore attore non protagonista (Raffaele Pisu), miglior soggetto, miglior fotografia (Luca Bigazzi), 2 Globi d'oro: miglior sceneggiatura (Paolo Sorrentino), miglior attrice rivelazione (Olivia Magnani).
- L'Amico Di Famiglia (2006): forse il film che ha diviso più critica e pubblico. Atteso al varco dopo il successone de Le Conseguenze, Sorrentino gira una pellicola assolutamente straniante, un elogio alla deformità ed alla bruttezza del mondo. Storie di usura e amore in un Agro Pontino mai così alienato e disperato, un affresco dell'abbruttimento umano e morale girato con uno stile che sa coniugare momenti di assoluta poesia e cristallizzazione estetizzante ad altri di abissale ed assoluto disgusto. Uno di quei film che ti tolgono ogni speranza, ma con un'eleganza impeccabile e sferzate di ironia che ti fanno persino sorridere. Trovi che sia un ottimo film anche se i pareri che hai trovato sull'Internet e non solo, discordano.
- Il Divo (2008): ovvero la spettacolare vita di Giulio Andreotti, deus ex machina della politica italiana dal dopoguerra ad oggi e relative profondissime zone d'ombra. Rivisitazione pop sotto anfetamine del genere biografico. Il diretto interessato reagì così: "è molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto". Con grande sorpresa di tutti Sorrentino è sopravvissuto senza finire accoppato da un caffè Sindona-style.
Indovinate chi c'è nei sinistri panni del senatore a vita? Toni Servillo.
- This Must Be The Place (2011): primo film in lingua inglese del regista con un cast extralusso in cui spiccano Sean Penn e Frances McDormand. Una rockstar (sì ok è Robert Smith) in pensione che si trascina nella malinconia e nell'autocommiserazione si trova, suo malgrado, ad improvvisarsi cacciatore di nazisti in uno straniante road movie sulle highways d'America, che, come tutti i road movies, è anche un viaggio interiore alla ricerca del sé. Nella sfilata di personaggi bizzarri incontrati nel percorso, un cacciatore di nazisti professionista, l'inventore del trolley ed un favoloso cammeo di David Byrne il cui singolo (tratto dall'album Speaking In Tongues dei Talking Heads) dà il titolo al film. Ti è piaciuto tantissimo.
- La Grande Bellezza (2013): ma anche la grande bruttezza filtrata attraverso il disilluso sguardo di Jep Gambardella (Servillo), navigato e fascinoso scrittore, giornalista e critico teatrale. Il protagonista, preda del blocco dello scrittore e tramutatosi nel re della mondanità romana e delle famose terrazze, tira un po' le somme di una vita sperperata nella quale la ricerca della "grande bellezza" è naufragata in un mondo di patinato abbruttimento: "Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?"
Confezione sontuosa con la macchina da presa perennemente incollata al volto del protagonista che titaneggia non poco nel ruolo nella cornice di una Roma dalla bellezza quasi divina. Analogie nella forma e nel contenuto con 8½ di Fellini. Sabrina Ferilli, vestita pochissimo per larga parte del film, esibisce a 49 anni un telaio formidabile. Premio Oscar come miglior film straniero.
- Youth - La Giovinezza (2015): secondo film in lingua inglese ma non l'hai ancora visto, ne parlano un gran bene però e c'è Harvey Keitel e Michael Caine, quindi lo recupererai presto.
I due protagonisti e, boh, la giovinezza del titolo?
giovedì 31 marzo 2016
Ilaria Aguzzi
Nuova mostra appesa di fresco al prodigioso Muro Del Gru.
Fierissimi nel presentarvi Ilaria Aguzzi che, costretta sotto tortura, dice di sé:
"Sono Ilaria Aguzzi, abito a Pieve di Coriano (MN). Ho frequentato l' Istituto Statale d' Arte di Castelmassa come Decoratrice Pittorica. Mi concentro principalmente sullo studio dei volti nella ritrattistica, usando la tecnica del bianco-nero. Tutt'oggi continuo il mio percorso artistico ritraendo, con tagli fotografici, ritratti di personaggi famosi dell'arte, dello spettacolo e di gente comune, focalizzando il linguaggio pittorico sull'espressione dei soggetti,suscitando nell'osservatore una sorta di " Sguardo ricambiato". La scelta del bianco-nero, nasce dal desiderio di rievocare nei personaggi ritratti l'idea di una vita vissuta portandoli in una dimensione senza tempo."
Fierissimi nel presentarvi Ilaria Aguzzi che, costretta sotto tortura, dice di sé:
"Sono Ilaria Aguzzi, abito a Pieve di Coriano (MN). Ho frequentato l' Istituto Statale d' Arte di Castelmassa come Decoratrice Pittorica. Mi concentro principalmente sullo studio dei volti nella ritrattistica, usando la tecnica del bianco-nero. Tutt'oggi continuo il mio percorso artistico ritraendo, con tagli fotografici, ritratti di personaggi famosi dell'arte, dello spettacolo e di gente comune, focalizzando il linguaggio pittorico sull'espressione dei soggetti,suscitando nell'osservatore una sorta di " Sguardo ricambiato". La scelta del bianco-nero, nasce dal desiderio di rievocare nei personaggi ritratti l'idea di una vita vissuta portandoli in una dimensione senza tempo."
martedì 29 marzo 2016
Questo mercoledì al Microcinema
Penultimo appuntamento con la rassegnona "L'Italianissima", ben lieti del presentarvi L'Amico Di famiglia di Paolo Virzì.
Vi attendiamo numerosi e motivatissimi.
Vi attendiamo numerosi e motivatissimi.
lunedì 21 marzo 2016
Questo mercoledì al Microcinema
Cancellate tutti gli impegni, spegnete il telefono, datevi malati, insomma fate il possibile per esserci mercoledì sera perchè presentiamo un filmone imperdibile. Dalla maestria di Paolo Virzì, l'uomo che ha saputo resuscitare la Commedia all'Italiana, l'opera che lo ha consacrato come uno dei punti di riferimento della cinematografica italica contemporanea. Signori & signore, Ovosodo.
martedì 15 marzo 2016
Questo mercoledì al Microcinema
Questo mercoledì siamo come al solito molto fieri nell'offrirvi l'appuntamento settimanale con il grande cinema in piccolo formato del Microcinema. Nel corso della poderosa rassegna l'Italianissima l'appuntamento è con Turné di Gabriele Salvatores (1990), quarto lungometraggio del regista e secondo titolo della trilogia della fuga con Marrakech Express e Mediterraneo (tetralogia se si conta Puerto Escondido).
Non mancate, dai.
Non mancate, dai.
venerdì 11 marzo 2016
Regalo Di Natale e non solo: breve panoramica sul Poker nel cinema
Regalo Di Natale di Pupi Avati è uno di quei film che ti restituiscono fiducia nel genere umano ogni volta che lo guardi, all'incirca come una di quelle puntate di Kenshiro dove arrivavano i barbari postatomici puntualmente a massacrare l'intero villaggio ma non prima di aver torturato tutti gli abitanti, agnellini e caprette compresi.
Gran parte dell'angoscia dirompente che tale feroce pellicola ti vomita addosso, essendo un film estramente statico e dialogato, deriva dalla messinscena quasi totalmente incentrata sulla partita a Poker che, nel corso degli anni, è diventato il gioco di carte più gettonato sul grande schermo dai film western in poi, subito dopo Briscola, Rubamazzo e Merda. Presumibilmente questa predilezione deriva in larga parte dal fatto che il Poker è un gioco particolarmente tensiogeno, composto di lunghi silenzi, sguardi e bluff in gran stile ed in quanto tale ha assunto nel tempo uno status quo di badassery indiscutibile dando vita a sequenze particolamente celebri e ben fisse nell'immaginario popolare.
Eccone alcune:
Lock & Stock di Guy Ritchie (1998)
Può piacere o non piacere come lavora questo regista ma la scena iniziale con tanto di Poker di Lock & Stock ha il suo indubbio perchè, specialmente nel rappresentare il terribile stato d'animo di chi ha appena perso tutto. Con tanto di "I Wanna Be Your Dog" di sua maestà Iggy Pop in sottofondo e scusate se è poco.
Asso di Castellano & Pipolo (1986)
Ancora lontano anni luce dal ruolo messianico di arringatore delle masse Adriano Celentano sboroneggia non poco con tanto di puntatona da tre miliardi e otto. Erano gli anni '80 e si vede.
Cincinnati Kid di Norman Jewison (1965)
"Vita Spericolata" Steve McQueen ad interpretare Eric Stoner, un cazzutissimo giocatore di Poker di New Orleans negli anni '30.
Per qualche dollaro in più di Sergio Leone (1965)
Lo scalciaculi per antonomasia, Clint Eastwood nei polverosi panni delo straniero senza nome della trilogia del dollaro, in una scena dove i livelli di badassery raggiungono vette inesplorate.
- Che giocavamo?-
- La pelle -
Ciao.
Regalo di Natale di Pupi Avati (1986)
Si parlava giusto di questo film e questo è il finale che t'ammazza. La faccia di Carlo Delle Piane popolerà i tuoi incubi per gli anni a venire.
La rivincita di Natale di Pupi Avati (2004)
Ed ecco la relativa rivincita vent'anni dopo, da non guardare assolutamente se non avete visto il primo film.
Continuavano a chiamarlo Trinità di E.B. Cluther (1971)
Ma è esattamente qui che volevi arrivare, non si può parlare di Poker
senza citare forse la migliore sequenza di sempre. Terence Hill
titaneggia nei lercissimi panni della Mano Destra Del Diavolo e le mani
in primo piano sono prestate al cinema dal celebre prestigiatore Tony
Binarelli. Sublime.
Per concludere, anche se la lista sarebbe molto più lunga, menzione speciale per la celebre partita a Poker in Amici Miei di Pupi Avati al Bar Necchi, inizio dell'esilarante finale malavitoso.
- Hai detto centomila? -
- Hai detto centomila? -
giovedì 10 marzo 2016
Mattia Mantovani
Ho sempre amato la matita…
Strumento
straordinariamente semplice, che permette, variando la pressione sul foglio, di
ottenere molteplici e differenti risultati. Disegnando, si possono descrivere
stati d’animo, emozioni e sensazioni delineando la realtà in modo originale e
personale. Dei disegni a matita mi affascina la possibilità di ottenere
infinite tonalità di grigio, quasi creando l’illusione del colore. Disegnare a
matita per me vuol dire rappresentare la bellezza di ciò che mi circonda e che
mi suscita profonde emozioni e grandi soddisfazioni. Il mio intento, è quello di rappresentare
e riprodurre in chiave personale, la bellezza sul foglio bianco. Un’arte semplice, pura e realistica che permette di generare sentimenti attraverso i tratti di una matita. Questo è ciò che mi
sono prefisso… e che, con studio e dedizione cerco di portare a termine, in
ogni mia opera, nell’intento di trasmettere a chi guarda le mie più profonde
impressioni.
martedì 8 marzo 2016
Questo mercoledì al Microcinema
Rispolverate tutte le nozioni di poker di quando guardavate Colpo Grosso perchè questo mercoledì siamo fierissimi nell'offrirvi Regalo di Natale, filmone del 1986 di Pupi Avati con un cast in gran spolvero e Diego Abatantuono al suo primo ruolo drammatico.
martedì 1 marzo 2016
Questo mercoledì al Microcinema
Cancellate tutti gli impegni, questo mercoledì presentiamo il leggendario Amici Miei dell'altrettanto leggendario Mario Monicelli.
Come se fosse antani per tutti voi.
Come se fosse antani per tutti voi.
lunedì 29 febbraio 2016
Amarcord, cose inutili da sapere.
Amarcord di Fellini è uno di quei film per cui ti senti fortemente inadeguato nel tentare un qualsiasi accenno di recensione, talmente immensa la sua portata nel mondo del cinema che, all'uscita, un certo Alfred Hitchcock si rivolse al regista chiamandolo "Maestro". Tanto basta a definire la pellicola, una delle più grandi della cinematografia mondiale, per cui stop alle chiacchiere e ciao a tutti.
A margine giusto qualche curiosità per rimpolpare un po' il post grazie al prodigio della tecnologia che ha creato il copiaincolla.
- Ormai lo sanno anche i sassi e ti pare impossibile che sia da spiegare, dal momento che anche tu in dialetto l'hai sempre usato, ma Amarcord è la contrazione di a m'arcord, "mi ricordo" in vernacolo riminese e non solo. Amarcord, grazie al successo del film, è diventato anche un neologismo per definire un ricordo carico di nostalgia.
- Amarcord è probabilmente il film più autobiografico del regista riminese e viene vissuto attraverso il suo alter ego Titta (ispirato a Luigi "Titta" Benzi, amico d'infanzia di Fellini) interpretato dall'esordiene Bruno Zanin.
- La scollacciatissima Gradisca in origine doveva essere interpretata da Edvige Fenech ma poi venne scartata perchè troppo magra e troppo giovane e tu ancora rimpiangi tale scelta. Con la Fenech, lo sai benissimo, Amarcord sarebbe stato di gran lunga il miglior film della storia del cinema.
Per la parte venne scelta Magali Noël, francese nata in Turchia ma credibilissima come romagnola.
- Il monumentale Ciccio Ingrassia appare nella parte dello zio Teo e fa anche una comparsata come Carabiniere. Ingrassia è stato uno dei più grandi e sottovalutati attori italiani di tutti i tempi, spesso relegato in film di qualità discutibile col compagno di una vita Franco Franchi con cui ha formato una delle coppie comiche più famose di sempre. Non per questo il loro rapporto fu idilliaco, tra i due ci furono numerosi litigi che sfociarono in una lunga pausa tra i primi degli anni 70 e la famosa riconciliazione in diretta tv da Pippo Baudo nel 1980. Fu proprio durante questa pausa che Ciccio Ingrassia recitò in Amarcord.
- Alvaro Vitali, mito italiano della commedia sexy, era al quarto film con Fellini, recitò infatti in Fellini Satyricon, I clowns e Roma. Fu proprio il regista romagnolo a notare l'attore e lanciarlo nel cinema. In Amarcord per la prima volta veste i panni dello studente casinista e impertinente, ruolo che diventerà un suo vero e proprio marchio di fabbrica e riproporrà in larga parte della sua carriera (spesso e volentieri assieme alla Gradisca-che-avrebbe-dovuto-essere, Edvige Fenech) nel personaggio della serie Pierino e in altri film come Gian Burrasca, Giggi il bullo e Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento.
Per i puristi, è bene distinguere la serie Pierino tra ufficiali ed apocrifi, dove è assente Vitali:
Ufficiale:
- Malgrado l'ambientazione romagnola tutto il film è stato girato a Roma negli studi di Cinecittà, persino le strade e le piazze del Borgo sono state realizzate da Danilo Donati negli studi basandosi su Rimini. Il Grand Hotel, invece, ispirato al Grand Hotel (sempre di Rimini), è il palazzo liberty Paradiso Sul Mare di Anzio, realizzato tra il 1919 e il 1924 dell'architetto Cesare Bazzani che in origine doveva diventare un casinò.
- Il ruolo del principe è affidato a Marcello Di Falco, attore con all'attivo numerose collaborazioni con Fellini. Celebre è stata la sua battuta sul set de La Città delle Donne, "Maestro, lei è il più grande genio al mondo e può fare tutto tranne insegnarmi a fare il frocio!". E difatti Marcello diventa Marcella nel 1987 e militante attivo del Movimento Identità Transessuale.
- Personaggi e comparsate illustri: lo zio fancazzista e donnaiolo dall'evocativo soprannome "Pataca" è nientemeno che Nando Orfei, sì quello del circo. Che infatti qui fa il giocoliere.
A margine giusto qualche curiosità per rimpolpare un po' il post grazie al prodigio della tecnologia che ha creato il copiaincolla.
- Ormai lo sanno anche i sassi e ti pare impossibile che sia da spiegare, dal momento che anche tu in dialetto l'hai sempre usato, ma Amarcord è la contrazione di a m'arcord, "mi ricordo" in vernacolo riminese e non solo. Amarcord, grazie al successo del film, è diventato anche un neologismo per definire un ricordo carico di nostalgia.
- Amarcord è probabilmente il film più autobiografico del regista riminese e viene vissuto attraverso il suo alter ego Titta (ispirato a Luigi "Titta" Benzi, amico d'infanzia di Fellini) interpretato dall'esordiene Bruno Zanin.
L'esatto momento in cui la carriera del giovane Zanin raggiunge l'apice.
- La scollacciatissima Gradisca in origine doveva essere interpretata da Edvige Fenech ma poi venne scartata perchè troppo magra e troppo giovane e tu ancora rimpiangi tale scelta. Con la Fenech, lo sai benissimo, Amarcord sarebbe stato di gran lunga il miglior film della storia del cinema.
Per la parte venne scelta Magali Noël, francese nata in Turchia ma credibilissima come romagnola.
La Gradisca come avrebbe dovuto essere. Maledetto Fellini, pagherai caro, pagherai tutto.
- Il monumentale Ciccio Ingrassia appare nella parte dello zio Teo e fa anche una comparsata come Carabiniere. Ingrassia è stato uno dei più grandi e sottovalutati attori italiani di tutti i tempi, spesso relegato in film di qualità discutibile col compagno di una vita Franco Franchi con cui ha formato una delle coppie comiche più famose di sempre. Non per questo il loro rapporto fu idilliaco, tra i due ci furono numerosi litigi che sfociarono in una lunga pausa tra i primi degli anni 70 e la famosa riconciliazione in diretta tv da Pippo Baudo nel 1980. Fu proprio durante questa pausa che Ciccio Ingrassia recitò in Amarcord.
- Alvaro Vitali, mito italiano della commedia sexy, era al quarto film con Fellini, recitò infatti in Fellini Satyricon, I clowns e Roma. Fu proprio il regista romagnolo a notare l'attore e lanciarlo nel cinema. In Amarcord per la prima volta veste i panni dello studente casinista e impertinente, ruolo che diventerà un suo vero e proprio marchio di fabbrica e riproporrà in larga parte della sua carriera (spesso e volentieri assieme alla Gradisca-che-avrebbe-dovuto-essere, Edvige Fenech) nel personaggio della serie Pierino e in altri film come Gian Burrasca, Giggi il bullo e Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento.
Per i puristi, è bene distinguere la serie Pierino tra ufficiali ed apocrifi, dove è assente Vitali:
Ufficiale:
- Pierino contro tutti, regia di Marino Girolami (10.8.1981)
- Pierino medico della SAUB, regia di Giuliano Carnimeo (23.12.1981)
- Pierino colpisce ancora, regia di Marino Girolami (19.2.1982)
- Pierino torna a scuola, regia di Mariano Laurenti (7.8.1990)
- Pierino la peste alla riscossa!, di Umberto Lenzi con Giorgio Ariani (9.1.1981)
- Pierino il fichissimo, di Alessandro Metz con Maurizio Esposito (30.12.1981)
- Quella peste di Pierina, di Michele Massimo Tarantini con Marina Marfoglia (19.2.1982)
- Che casino... con Pierino!, di Bitto Albertini con Roberto Gallozzi (22.4.1982)
- Malgrado l'ambientazione romagnola tutto il film è stato girato a Roma negli studi di Cinecittà, persino le strade e le piazze del Borgo sono state realizzate da Danilo Donati negli studi basandosi su Rimini. Il Grand Hotel, invece, ispirato al Grand Hotel (sempre di Rimini), è il palazzo liberty Paradiso Sul Mare di Anzio, realizzato tra il 1919 e il 1924 dell'architetto Cesare Bazzani che in origine doveva diventare un casinò.
Il Grand Hotel di Rimini a sinistra ed il suo alter ego cinematografico di Anzio a destra.
- Il film inizia con l'arrivo della primavera del 1932 e termina, un anno dopo, nella primavera del 1933. La datazione precisa la si può dedurre dal passaggio della VII edizione della Mille Miglia.
- Il ruolo del principe è affidato a Marcello Di Falco, attore con all'attivo numerose collaborazioni con Fellini. Celebre è stata la sua battuta sul set de La Città delle Donne, "Maestro, lei è il più grande genio al mondo e può fare tutto tranne insegnarmi a fare il frocio!". E difatti Marcello diventa Marcella nel 1987 e militante attivo del Movimento Identità Transessuale.
Prima e dopo
- La celebre Tabachera ha il volto ma soprattutto le mastodontiche tette della bolognese Maria Antonietta Beluzzi, che rimarrà in eterno scolpita nell'immaginario popolare per le sue evidenti doti artistiche contribuendo non poco a stereotipizzare le proprie concittadine.
- Personaggi e comparsate illustri: lo zio fancazzista e donnaiolo dall'evocativo soprannome "Pataca" è nientemeno che Nando Orfei, sì quello del circo. Che infatti qui fa il giocoliere.
Il barbuto energumeno al seguito del sultano e relativo harem è invece Francesco Di Giacomo, cantante del Banco Del Mutuo Soccorso, anche lui, come Alvaro Vitali, presente in Fellini Satyricon, I Clowns e Roma.
In mezzo ai ragazzini che fanno a palle di neve c'è anche un giovanissimo Eros Ramazzotti, raccattato su come comparsa assieme ad altri coetanei del quartiere Cinecittà.
Uno di questi qui insomma
- Per concludere due parole sull'elemento politico di Amarcord. Se è vero che attraverso il filtro onirico delle memorie del regista possiamo scorgere luci ed ombre così come freddezza e nostalgia è altresì vero che, malgrado il taglio comico, il trionfalismo fascista è trattato con vera ferocia, sottolineando il lato cialtronesco ed infantile di chi lo impersona e sostiene. Un fascismo, insomma, inteso come stadio puerile del Paese, la malattia di un’Italia che non vuole crescere, proprio come il protagonista Titta eternamente in pantaloni corti. In questo senso la sequenza della parata di corsa del sabato fascista è una delle sequenze più comiche, grottesche ed emblematiche dell'intero film.
mercoledì 24 febbraio 2016
Questa sera al Microcinema
Liberatevi di tutti gli impegni perchè stasera proiettiamo nientemeno che Amarcord di Federico Fellini. L'avete già visto? Ok, ma non l'avete mai visto al Microcinema che è tutta un'altra cosa.
Daimò.
Daimò.
giovedì 18 febbraio 2016
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
Meglio conosciuto col titolo "I nostri amici poliziotti" o "Gli angeli che ci proteggono" e distribuito nelle scuole, Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto è prima di tutto una vera e propria dichiarazione d'amore nei confronti della Forza Pubblica.
Anni 70, anzi 1970, periodo spensierato e luminoso del belpaese, il "dottore", pezzo grosso della pula, capo della omicidi e neopromosso capo dell'ufficio politico (che sembra un qualcosa partorito dalla mente di Pinochet) uccide l'amante con la quale aveva un rapporto un tantinello malato e, in preda ad un accenno di delirio di onnipotenza appena appena percepibile, decide di disseminare indizi che lo incriminano perchè tanto chi se ne fotte, lui è completamente al di sopra delle legge e tant'è.
Lucidissima, consolatoria, calda ed ovattata analisi del potere e delle sue deviazioni messa in scena come un lungo sprofondo negli abissi contorti della mente di un monumentale Gian Maria Volontè, capace di dare un volto appena appena inquietante ad un personaggio che tanto amabile non è.
Film che poteva essere girato solo negli anni '70 dove da subito si respira a polmoni spianati la caratteristica atmosfera plumbea di quegli anni di piombo anche se, e qui siamo tutti più contenti, alla luce di quello che è successo al G8 di Genova e le cronache recenti sul caso di Aldrovandi o Cucchi, quest'opera appare più che attuale e decisamente sinistra. Mai come in questo caso il concetto di sospensione dei diritti è stato messo in scena con un tale potenza ed il continuo ed ossessivo ripetere della parola "cittadino", pressochè sempre in bocca al protagonista, è quantomai stridente e disarmante, perchè il punto è, fino a che punto un individuo è da considerarsi cittadino in uno stato di diritto nel momento in cui tale diritto viene negato istituzionalmente?
Anni 70, anzi 1970, periodo spensierato e luminoso del belpaese, il "dottore", pezzo grosso della pula, capo della omicidi e neopromosso capo dell'ufficio politico (che sembra un qualcosa partorito dalla mente di Pinochet) uccide l'amante con la quale aveva un rapporto un tantinello malato e, in preda ad un accenno di delirio di onnipotenza appena appena percepibile, decide di disseminare indizi che lo incriminano perchè tanto chi se ne fotte, lui è completamente al di sopra delle legge e tant'è.
Lucidissima, consolatoria, calda ed ovattata analisi del potere e delle sue deviazioni messa in scena come un lungo sprofondo negli abissi contorti della mente di un monumentale Gian Maria Volontè, capace di dare un volto appena appena inquietante ad un personaggio che tanto amabile non è.
Film che poteva essere girato solo negli anni '70 dove da subito si respira a polmoni spianati la caratteristica atmosfera plumbea di quegli anni di piombo anche se, e qui siamo tutti più contenti, alla luce di quello che è successo al G8 di Genova e le cronache recenti sul caso di Aldrovandi o Cucchi, quest'opera appare più che attuale e decisamente sinistra. Mai come in questo caso il concetto di sospensione dei diritti è stato messo in scena con un tale potenza ed il continuo ed ossessivo ripetere della parola "cittadino", pressochè sempre in bocca al protagonista, è quantomai stridente e disarmante, perchè il punto è, fino a che punto un individuo è da considerarsi cittadino in uno stato di diritto nel momento in cui tale diritto viene negato istituzionalmente?
Il discorso del Dottore rassicurante quanto basta.
Il Dottore, superreazionario ossessionato dalla sovversione, si pone con puntuale modestia come dio ed unica incarnazione del concetto di autorità, concetto in cui, a sua volta, riversa tutta la sua nevrosi e la sua fragilità in ambito privato e intimo, come emerge dal suo confrontarsi con la dominante, perversa (ed anche un po' zozza) amante morobosamente affascinata dall'idea di potere ed impunità. Amante che, di tanto in tanto e molto gentilmente fa notare al nostro affezionato quanto sia incompetente in quel senso, incompetenza che fa da naturale contraltare all'invece supersbandierata competenza poliziottesca.
Nel complesso possiamo riassumere il tutto con "se la polizia vigila su di noi, chi vigila sulla polizia?", domanda che racchiude il cortocircuito e punto irrisolto dell'ambiguità del potere. In questo senso cariche di significato e di reale fastidio sono le scene in cui i "cittadini" comuni si trovano a dover fare i conti col simpatico sbirro.
Nel complesso possiamo riassumere il tutto con "se la polizia vigila su di noi, chi vigila sulla polizia?", domanda che racchiude il cortocircuito e punto irrisolto dell'ambiguità del potere. In questo senso cariche di significato e di reale fastidio sono le scene in cui i "cittadini" comuni si trovano a dover fare i conti col simpatico sbirro.
L'infausta scena del "Per chi vota?" con il protagonista cammuffato per l'occasione da Pasolini.
Indagine Su è un film di quelli che ti prendono a cazzotti nello stomaco e un po' dappertutto dall'inizio alla fine, per certi versi paragonabile ad altre pellicole che a loro volta si interrogano piacevolmente sul ruolo del potere come "Salò" o "Arancia Meccanica", un'opera comunque in cui difficilmente troviamo sprazzi di umanità con cui empatizzare, gli stessi rappresentanti della sovversione sono inconsistenti ed a loro volta sedotti dal fascino della coercizione, come emerge dal dialogo geniale tra Il Dottore e l'anarchico Pace
Il dottore: Lo sai chi sono io?
Pace: Per me, tu eri l'amante della signora del piano di sotto, quella che hanno assassinato.
Il dottore: Da chi e quando?
Pace: Per me le signora l'hai ammazzata TU il pomeriggio di domenica 24 agosto.
Il dottore: A che ora?
Pace: Per me puoi averla ammazzata tra le 17 e... e le 19, l'ora in cui ci siamo incontrati al cancello, come sai.
Il dottore: Visto che per te è tutto così chiaro, denunciami.
Pace: Ti piacerebbe.
Il dottore: Denunciami!
Pace: Qui ci sei e qui ci rimani, un criminale a dirigere la repressione è PER-FET-TO, è PER-FET-TO, è PER-FET-TO, è PER-FET-TO!
Il dottore: Denunciami, tu mi devi denunciare, tu mi devi denunciare, io ho sbagliato, ma io voglio pagare capisci? E non gridare, non gridare!
Pace: Fai il tuo lavoro!
Il dottore: Tu mi devi denunciare, perché io sono una persona p...
Pace: [Alle guardie] Aprite! [Al dirigente] E alla prossima azione, ti telefono! Ti tengo in pugno, tiè!
Pace: Per me, tu eri l'amante della signora del piano di sotto, quella che hanno assassinato.
Il dottore: Da chi e quando?
Pace: Per me le signora l'hai ammazzata TU il pomeriggio di domenica 24 agosto.
Il dottore: A che ora?
Pace: Per me puoi averla ammazzata tra le 17 e... e le 19, l'ora in cui ci siamo incontrati al cancello, come sai.
Il dottore: Visto che per te è tutto così chiaro, denunciami.
Pace: Ti piacerebbe.
Il dottore: Denunciami!
Pace: Qui ci sei e qui ci rimani, un criminale a dirigere la repressione è PER-FET-TO, è PER-FET-TO, è PER-FET-TO, è PER-FET-TO!
Il dottore: Denunciami, tu mi devi denunciare, tu mi devi denunciare, io ho sbagliato, ma io voglio pagare capisci? E non gridare, non gridare!
Pace: Fai il tuo lavoro!
Il dottore: Tu mi devi denunciare, perché io sono una persona p...
Pace: [Alle guardie] Aprite! [Al dirigente] E alla prossima azione, ti telefono! Ti tengo in pugno, tiè!
Il complesso affresco che Petri dipinge alterna con mestiere piani sociologici e piani psicologici, laddove psiche e società si fondono e le nevrosi del protagonista si trasformano nello stato di cose, ed in questo senso la profetica sequenza finale onirica con tanto di tiratina d'orecchi precede il finale vero e proprio che rimane aperto, o forse no.
Le musiche di Morricone sono assolutamente indispensabili quanto la faccia di Volontè.
lunedì 15 febbraio 2016
Questo mercoledì al Microcinema
Nessuna scusa sarà ammessa.
lunedì 8 febbraio 2016
Il Sorpasso
E di come nel 1962 Dino Risi ci avvertiva degli anni '80 prossimi venturi.
In una Roma deserto a ferragosto il cialtronissimo Bruno (un Vittorio Gassman enorme in questo ruolo) vaga in cerca di sigarette e di un telefono pubblico e ti incontra il timido studente di giurisprudenza Roberto (Trintignant). Il coktail letale formato dall'arrendevolezza dello studente e dell'aggressiva esuberanza di Bruno fanno sì che il giovane Roberto si trovi imbarcato, suo malgrado, in un viaggio sconclusionato lungo la via Aurelia, verso la Toscana e le località balneari.
Ti senti profondamente inadeguato a parlare di questa pellicola perchè è forse il più grande film di Risi ed una delle migliori opere cinematografiche italiane di tutti i tempi, un vero e proprio film-testimonianza di quella mitizzata età dell'oro che prese il nome di boom economico, di cui ancora oggi si vagheggia con occhio lacrimolevole, che gettò le basi per tutte quelle cose simpatiche in gran voga negli '80, dai paninari alla Milano da bere, e che naufragheranno fragorosamente nei '90 con Manipulite e compagnia bella. Che poi Risi, a quanto pare, questa mitizzata età la disprezza proprio con ferocia eh, ed affida al girovagare balordo dei due protagonisti l'amaro compito di guidarci per mano a solcare le onde di quel gran mare di frivolezze di quell'epoca che fu, con "Guarda come dondolo" sparata a mille ed in loop quale designata colonna sonora micidiale e straniante, in special maniera nel finale (di cui non parleremo per ovvissimi motivi).
In una Roma deserto a ferragosto il cialtronissimo Bruno (un Vittorio Gassman enorme in questo ruolo) vaga in cerca di sigarette e di un telefono pubblico e ti incontra il timido studente di giurisprudenza Roberto (Trintignant). Il coktail letale formato dall'arrendevolezza dello studente e dell'aggressiva esuberanza di Bruno fanno sì che il giovane Roberto si trovi imbarcato, suo malgrado, in un viaggio sconclusionato lungo la via Aurelia, verso la Toscana e le località balneari.
La magnifica Lancia Aurelia B24s disegnata da Pininfarina sulla Via Aurelia, nome identico per due simboli del benessere dell'epoca (la Via Aurelia è stata una delle strade più battute all'epoca dai primi villeggianti verso agognati miraggi balneari)
Con il Philips Mignon, un'incredibile autoradio che va a vinili!!! Ora il lettore cd/mp3 che hai in macchina non sembra più 'sto granchè eh?
Ti senti profondamente inadeguato a parlare di questa pellicola perchè è forse il più grande film di Risi ed una delle migliori opere cinematografiche italiane di tutti i tempi, un vero e proprio film-testimonianza di quella mitizzata età dell'oro che prese il nome di boom economico, di cui ancora oggi si vagheggia con occhio lacrimolevole, che gettò le basi per tutte quelle cose simpatiche in gran voga negli '80, dai paninari alla Milano da bere, e che naufragheranno fragorosamente nei '90 con Manipulite e compagnia bella. Che poi Risi, a quanto pare, questa mitizzata età la disprezza proprio con ferocia eh, ed affida al girovagare balordo dei due protagonisti l'amaro compito di guidarci per mano a solcare le onde di quel gran mare di frivolezze di quell'epoca che fu, con "Guarda come dondolo" sparata a mille ed in loop quale designata colonna sonora micidiale e straniante, in special maniera nel finale (di cui non parleremo per ovvissimi motivi).
La grande hit che la fa da padrone, nel film come nelle sale di tortura di Guantanamo.
Se Bruno/Gassman in questo Boom ci sguazza alla grande come un grosso e rumoroso opportunista nullafacente con tanto di italianissimo cartello "Camera dei deputati" sul parabrezza e Roberto/Trintignant è combatutto sino alla fine tra volontà di integrarsi in un mondo a lui abbastanza estraneo e quella serietà professionale che il suo percorso, già delineato a tavolino, impone, il resto dei personaggi, dai comprimari alle comparse, appaiono come un enorme sfondo nonsense dove tutti sembrano pervasi da un' euforica follia collettiva , come se il mondo intero si fosse svegliato ed avesse fatto colazione a base di Coca Cola con l'aspirina ed LSD.
Ballano tutti e ballano ovunque, sempre sfoggiando una faccia fresca fresca di lobotomia frontale.
E così, tra sorpassi avventati, contadini amanti della velocità, turiste tedesche già ben noto clichè, autogrill dove si balla (indovinate su che musica) e spiagge già affollatissime e popolate dal volto peggiore dell'Italia palazzinara, i due compiono il proprio viaggio verso quella che si rivelerà un'amara presa di coscienza come figli/nipoti o padri/mariti e relativi ruoli sociali in cui i protagonisti faticano a calarsi per immaturità, indecisione e manifesta inadeguatezza.
Le turiste tedesche non si sono scrollate più di dosso quest'infausto ruolo con grande soddisfazione di tutti i bagnini dal Lido di Volano in giù.
Stesso discorso per le cougar bolognesi.
Nello svolgimento della storia non c'è redenzione per nessuno, non c'è per Bruno, il cui apparente processo di riavvicinamento verso la famiglia viene annientato dall'improvviso viaggio verso l'Elba organizzato dallo stagionato (e ricco, ma va?) fidanzato della figlia quindicenne con tanto di saluti & baci a Bruno, clamorosamente dimenticato a terra,
Lilly e Bibi (!) la cosa più aberrante del film, fatta passare come un inquietante e normalissimo dato di fatto.
e non c'è per Roberto il cui processo di maturazione sentimental/erotica viene brutalmente decapitato sul nascere.
Una delle scene più strane e che ti sono piaciute di più, il lungo scambio di sguardi tra Roberto e l'enigmatica futura velina con viscidone capitalista al seguito.
Si ride tantissimo e si ride amaro, Il Sorpasso è uno dei più formidabili esempi di commedia all'italiana ed uno di quei film che ti ammazzano per drammaticità, la tragedia è dietro l'angolo e gli anni '80 col loro cieco ottimismo e la monumentale menzogna di un'Italia potenza mondiale e faro di benessere sono non solo prossimi a venire ma partono proprio da quella spiaggia di Castiglioncello del 1962.
C'è spazio anche per lo sproloquio del cugino Michele, che a forza di R mosce ci ricorda che il fantasma del fascismo non ha mai smesso di strisciare.
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