lunedì 8 febbraio 2016

Il Sorpasso

E di come nel 1962 Dino Risi ci avvertiva degli anni '80 prossimi venturi.
In una Roma deserto a ferragosto il cialtronissimo Bruno (un Vittorio Gassman enorme in questo ruolo) vaga in cerca di sigarette e di un telefono pubblico e ti incontra il timido studente di giurisprudenza Roberto (Trintignant). Il coktail letale formato dall'arrendevolezza dello studente e dell'aggressiva esuberanza di Bruno fanno sì che il giovane Roberto si trovi imbarcato, suo malgrado, in un viaggio sconclusionato lungo la via Aurelia, verso la Toscana e le località balneari.

 La magnifica Lancia Aurelia B24s disegnata da Pininfarina sulla Via Aurelia, nome identico per due simboli del benessere dell'epoca (la Via Aurelia è stata una delle strade più battute all'epoca dai primi villeggianti verso agognati miraggi balneari)

Con il Philips Mignon, un'incredibile autoradio che va a vinili!!! Ora il lettore cd/mp3 che hai in macchina non sembra più 'sto granchè eh?

Ti senti profondamente inadeguato a parlare di questa pellicola perchè è forse il più grande film di Risi ed una delle migliori opere cinematografiche italiane di tutti i tempi, un vero e proprio film-testimonianza di quella mitizzata età dell'oro che prese il nome di boom economico, di cui ancora oggi si vagheggia con occhio lacrimolevole, che gettò le basi per tutte quelle cose simpatiche in gran voga negli '80, dai paninari alla Milano da bere, e che naufragheranno fragorosamente nei '90 con Manipulite e compagnia bella. Che poi Risi, a quanto pare, questa mitizzata età la disprezza proprio con ferocia eh, ed affida al girovagare balordo dei due protagonisti l'amaro compito di guidarci per mano a solcare le onde di quel gran mare di frivolezze di quell'epoca che fu, con "Guarda come dondolo" sparata a mille ed in loop quale designata colonna sonora micidiale e straniante, in special maniera nel finale (di cui non parleremo per ovvissimi motivi).

La grande hit che la fa da padrone, nel film come nelle sale di tortura di Guantanamo.

Se Bruno/Gassman in questo Boom ci sguazza alla grande come un grosso e rumoroso opportunista nullafacente con tanto di italianissimo cartello "Camera dei deputati" sul parabrezza e Roberto/Trintignant è combatutto sino alla fine tra volontà di integrarsi in un mondo a lui abbastanza estraneo e quella serietà professionale che il suo percorso, già delineato a tavolino, impone, il resto dei personaggi, dai comprimari alle comparse, appaiono come un enorme sfondo nonsense dove tutti sembrano pervasi da un' euforica follia collettiva , come se il mondo intero si fosse svegliato ed avesse fatto colazione a base di Coca Cola con l'aspirina ed LSD.

 Ballano tutti e ballano ovunque, sempre sfoggiando una faccia fresca fresca di lobotomia frontale.

E così, tra sorpassi avventati, contadini amanti della velocità, turiste tedesche già ben noto clichè, autogrill dove si balla (indovinate su che musica) e spiagge già affollatissime e popolate dal volto peggiore dell'Italia palazzinara, i due compiono il proprio viaggio verso quella che si rivelerà un'amara presa di coscienza come figli/nipoti o padri/mariti e relativi ruoli sociali in cui i protagonisti faticano a calarsi per immaturità, indecisione e manifesta inadeguatezza.

 Le turiste tedesche non si sono scrollate più di dosso quest'infausto ruolo con grande soddisfazione di tutti i bagnini dal Lido di Volano in giù.

Stesso discorso per le cougar bolognesi.
  
Nello svolgimento della storia non c'è redenzione per nessuno, non c'è per Bruno, il cui apparente processo di riavvicinamento verso la famiglia viene annientato dall'improvviso viaggio verso l'Elba organizzato dallo stagionato (e ricco, ma va?) fidanzato della figlia quindicenne con tanto di saluti & baci a Bruno, clamorosamente dimenticato a terra,

 Lilly e Bibi (!) la cosa più aberrante del film, fatta passare come un inquietante e normalissimo dato di fatto.

e non c'è per Roberto il cui processo di maturazione sentimental/erotica viene brutalmente decapitato sul nascere.

 Una delle scene più strane e che ti sono piaciute di più, il lungo scambio di sguardi tra Roberto e l'enigmatica futura velina con viscidone capitalista al seguito.

Si ride tantissimo e si ride amaro, Il Sorpasso è uno dei più formidabili esempi di commedia all'italiana ed uno di quei film che ti ammazzano per drammaticità, la tragedia è dietro l'angolo e gli anni '80 col loro cieco ottimismo e la monumentale menzogna di un'Italia potenza mondiale e faro di benessere sono non solo prossimi a venire ma partono proprio da quella spiaggia di Castiglioncello del 1962.

C'è spazio anche per lo sproloquio del cugino Michele, che a forza di R mosce ci ricorda che il fantasma del fascismo non ha mai smesso di strisciare.

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