Anni 70, anzi 1970, periodo spensierato e luminoso del belpaese, il "dottore", pezzo grosso della pula, capo della omicidi e neopromosso capo dell'ufficio politico (che sembra un qualcosa partorito dalla mente di Pinochet) uccide l'amante con la quale aveva un rapporto un tantinello malato e, in preda ad un accenno di delirio di onnipotenza appena appena percepibile, decide di disseminare indizi che lo incriminano perchè tanto chi se ne fotte, lui è completamente al di sopra delle legge e tant'è.
Lucidissima, consolatoria, calda ed ovattata analisi del potere e delle sue deviazioni messa in scena come un lungo sprofondo negli abissi contorti della mente di un monumentale Gian Maria Volontè, capace di dare un volto appena appena inquietante ad un personaggio che tanto amabile non è.
Film che poteva essere girato solo negli anni '70 dove da subito si respira a polmoni spianati la caratteristica atmosfera plumbea di quegli anni di piombo anche se, e qui siamo tutti più contenti, alla luce di quello che è successo al G8 di Genova e le cronache recenti sul caso di Aldrovandi o Cucchi, quest'opera appare più che attuale e decisamente sinistra. Mai come in questo caso il concetto di sospensione dei diritti è stato messo in scena con un tale potenza ed il continuo ed ossessivo ripetere della parola "cittadino", pressochè sempre in bocca al protagonista, è quantomai stridente e disarmante, perchè il punto è, fino a che punto un individuo è da considerarsi cittadino in uno stato di diritto nel momento in cui tale diritto viene negato istituzionalmente?
Il discorso del Dottore rassicurante quanto basta.
Il Dottore, superreazionario ossessionato dalla sovversione, si pone con puntuale modestia come dio ed unica incarnazione del concetto di autorità, concetto in cui, a sua volta, riversa tutta la sua nevrosi e la sua fragilità in ambito privato e intimo, come emerge dal suo confrontarsi con la dominante, perversa (ed anche un po' zozza) amante morobosamente affascinata dall'idea di potere ed impunità. Amante che, di tanto in tanto e molto gentilmente fa notare al nostro affezionato quanto sia incompetente in quel senso, incompetenza che fa da naturale contraltare all'invece supersbandierata competenza poliziottesca.
Nel complesso possiamo riassumere il tutto con "se la polizia vigila su di noi, chi vigila sulla polizia?", domanda che racchiude il cortocircuito e punto irrisolto dell'ambiguità del potere. In questo senso cariche di significato e di reale fastidio sono le scene in cui i "cittadini" comuni si trovano a dover fare i conti col simpatico sbirro.
Nel complesso possiamo riassumere il tutto con "se la polizia vigila su di noi, chi vigila sulla polizia?", domanda che racchiude il cortocircuito e punto irrisolto dell'ambiguità del potere. In questo senso cariche di significato e di reale fastidio sono le scene in cui i "cittadini" comuni si trovano a dover fare i conti col simpatico sbirro.
L'infausta scena del "Per chi vota?" con il protagonista cammuffato per l'occasione da Pasolini.
Indagine Su è un film di quelli che ti prendono a cazzotti nello stomaco e un po' dappertutto dall'inizio alla fine, per certi versi paragonabile ad altre pellicole che a loro volta si interrogano piacevolmente sul ruolo del potere come "Salò" o "Arancia Meccanica", un'opera comunque in cui difficilmente troviamo sprazzi di umanità con cui empatizzare, gli stessi rappresentanti della sovversione sono inconsistenti ed a loro volta sedotti dal fascino della coercizione, come emerge dal dialogo geniale tra Il Dottore e l'anarchico Pace
Il dottore: Lo sai chi sono io?
Pace: Per me, tu eri l'amante della signora del piano di sotto, quella che hanno assassinato.
Il dottore: Da chi e quando?
Pace: Per me le signora l'hai ammazzata TU il pomeriggio di domenica 24 agosto.
Il dottore: A che ora?
Pace: Per me puoi averla ammazzata tra le 17 e... e le 19, l'ora in cui ci siamo incontrati al cancello, come sai.
Il dottore: Visto che per te è tutto così chiaro, denunciami.
Pace: Ti piacerebbe.
Il dottore: Denunciami!
Pace: Qui ci sei e qui ci rimani, un criminale a dirigere la repressione è PER-FET-TO, è PER-FET-TO, è PER-FET-TO, è PER-FET-TO!
Il dottore: Denunciami, tu mi devi denunciare, tu mi devi denunciare, io ho sbagliato, ma io voglio pagare capisci? E non gridare, non gridare!
Pace: Fai il tuo lavoro!
Il dottore: Tu mi devi denunciare, perché io sono una persona p...
Pace: [Alle guardie] Aprite! [Al dirigente] E alla prossima azione, ti telefono! Ti tengo in pugno, tiè!
Pace: Per me, tu eri l'amante della signora del piano di sotto, quella che hanno assassinato.
Il dottore: Da chi e quando?
Pace: Per me le signora l'hai ammazzata TU il pomeriggio di domenica 24 agosto.
Il dottore: A che ora?
Pace: Per me puoi averla ammazzata tra le 17 e... e le 19, l'ora in cui ci siamo incontrati al cancello, come sai.
Il dottore: Visto che per te è tutto così chiaro, denunciami.
Pace: Ti piacerebbe.
Il dottore: Denunciami!
Pace: Qui ci sei e qui ci rimani, un criminale a dirigere la repressione è PER-FET-TO, è PER-FET-TO, è PER-FET-TO, è PER-FET-TO!
Il dottore: Denunciami, tu mi devi denunciare, tu mi devi denunciare, io ho sbagliato, ma io voglio pagare capisci? E non gridare, non gridare!
Pace: Fai il tuo lavoro!
Il dottore: Tu mi devi denunciare, perché io sono una persona p...
Pace: [Alle guardie] Aprite! [Al dirigente] E alla prossima azione, ti telefono! Ti tengo in pugno, tiè!
Il complesso affresco che Petri dipinge alterna con mestiere piani sociologici e piani psicologici, laddove psiche e società si fondono e le nevrosi del protagonista si trasformano nello stato di cose, ed in questo senso la profetica sequenza finale onirica con tanto di tiratina d'orecchi precede il finale vero e proprio che rimane aperto, o forse no.
Le musiche di Morricone sono assolutamente indispensabili quanto la faccia di Volontè.
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