A margine giusto qualche curiosità per rimpolpare un po' il post grazie al prodigio della tecnologia che ha creato il copiaincolla.
- Ormai lo sanno anche i sassi e ti pare impossibile che sia da spiegare, dal momento che anche tu in dialetto l'hai sempre usato, ma Amarcord è la contrazione di a m'arcord, "mi ricordo" in vernacolo riminese e non solo. Amarcord, grazie al successo del film, è diventato anche un neologismo per definire un ricordo carico di nostalgia.
- Amarcord è probabilmente il film più autobiografico del regista riminese e viene vissuto attraverso il suo alter ego Titta (ispirato a Luigi "Titta" Benzi, amico d'infanzia di Fellini) interpretato dall'esordiene Bruno Zanin.
L'esatto momento in cui la carriera del giovane Zanin raggiunge l'apice.
- La scollacciatissima Gradisca in origine doveva essere interpretata da Edvige Fenech ma poi venne scartata perchè troppo magra e troppo giovane e tu ancora rimpiangi tale scelta. Con la Fenech, lo sai benissimo, Amarcord sarebbe stato di gran lunga il miglior film della storia del cinema.
Per la parte venne scelta Magali Noël, francese nata in Turchia ma credibilissima come romagnola.
La Gradisca come avrebbe dovuto essere. Maledetto Fellini, pagherai caro, pagherai tutto.
- Il monumentale Ciccio Ingrassia appare nella parte dello zio Teo e fa anche una comparsata come Carabiniere. Ingrassia è stato uno dei più grandi e sottovalutati attori italiani di tutti i tempi, spesso relegato in film di qualità discutibile col compagno di una vita Franco Franchi con cui ha formato una delle coppie comiche più famose di sempre. Non per questo il loro rapporto fu idilliaco, tra i due ci furono numerosi litigi che sfociarono in una lunga pausa tra i primi degli anni 70 e la famosa riconciliazione in diretta tv da Pippo Baudo nel 1980. Fu proprio durante questa pausa che Ciccio Ingrassia recitò in Amarcord.
- Alvaro Vitali, mito italiano della commedia sexy, era al quarto film con Fellini, recitò infatti in Fellini Satyricon, I clowns e Roma. Fu proprio il regista romagnolo a notare l'attore e lanciarlo nel cinema. In Amarcord per la prima volta veste i panni dello studente casinista e impertinente, ruolo che diventerà un suo vero e proprio marchio di fabbrica e riproporrà in larga parte della sua carriera (spesso e volentieri assieme alla Gradisca-che-avrebbe-dovuto-essere, Edvige Fenech) nel personaggio della serie Pierino e in altri film come Gian Burrasca, Giggi il bullo e Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento.
Per i puristi, è bene distinguere la serie Pierino tra ufficiali ed apocrifi, dove è assente Vitali:
Ufficiale:
- Pierino contro tutti, regia di Marino Girolami (10.8.1981)
- Pierino medico della SAUB, regia di Giuliano Carnimeo (23.12.1981)
- Pierino colpisce ancora, regia di Marino Girolami (19.2.1982)
- Pierino torna a scuola, regia di Mariano Laurenti (7.8.1990)
- Pierino la peste alla riscossa!, di Umberto Lenzi con Giorgio Ariani (9.1.1981)
- Pierino il fichissimo, di Alessandro Metz con Maurizio Esposito (30.12.1981)
- Quella peste di Pierina, di Michele Massimo Tarantini con Marina Marfoglia (19.2.1982)
- Che casino... con Pierino!, di Bitto Albertini con Roberto Gallozzi (22.4.1982)
- Malgrado l'ambientazione romagnola tutto il film è stato girato a Roma negli studi di Cinecittà, persino le strade e le piazze del Borgo sono state realizzate da Danilo Donati negli studi basandosi su Rimini. Il Grand Hotel, invece, ispirato al Grand Hotel (sempre di Rimini), è il palazzo liberty Paradiso Sul Mare di Anzio, realizzato tra il 1919 e il 1924 dell'architetto Cesare Bazzani che in origine doveva diventare un casinò.
Il Grand Hotel di Rimini a sinistra ed il suo alter ego cinematografico di Anzio a destra.
- Il film inizia con l'arrivo della primavera del 1932 e termina, un anno dopo, nella primavera del 1933. La datazione precisa la si può dedurre dal passaggio della VII edizione della Mille Miglia.
- Il ruolo del principe è affidato a Marcello Di Falco, attore con all'attivo numerose collaborazioni con Fellini. Celebre è stata la sua battuta sul set de La Città delle Donne, "Maestro, lei è il più grande genio al mondo e può fare tutto tranne insegnarmi a fare il frocio!". E difatti Marcello diventa Marcella nel 1987 e militante attivo del Movimento Identità Transessuale.
Prima e dopo
- La celebre Tabachera ha il volto ma soprattutto le mastodontiche tette della bolognese Maria Antonietta Beluzzi, che rimarrà in eterno scolpita nell'immaginario popolare per le sue evidenti doti artistiche contribuendo non poco a stereotipizzare le proprie concittadine.
- Personaggi e comparsate illustri: lo zio fancazzista e donnaiolo dall'evocativo soprannome "Pataca" è nientemeno che Nando Orfei, sì quello del circo. Che infatti qui fa il giocoliere.
Il barbuto energumeno al seguito del sultano e relativo harem è invece Francesco Di Giacomo, cantante del Banco Del Mutuo Soccorso, anche lui, come Alvaro Vitali, presente in Fellini Satyricon, I Clowns e Roma.
In mezzo ai ragazzini che fanno a palle di neve c'è anche un giovanissimo Eros Ramazzotti, raccattato su come comparsa assieme ad altri coetanei del quartiere Cinecittà.
Uno di questi qui insomma
- Per concludere due parole sull'elemento politico di Amarcord. Se è vero che attraverso il filtro onirico delle memorie del regista possiamo scorgere luci ed ombre così come freddezza e nostalgia è altresì vero che, malgrado il taglio comico, il trionfalismo fascista è trattato con vera ferocia, sottolineando il lato cialtronesco ed infantile di chi lo impersona e sostiene. Un fascismo, insomma, inteso come stadio puerile del Paese, la malattia di un’Italia che non vuole crescere, proprio come il protagonista Titta eternamente in pantaloni corti. In questo senso la sequenza della parata di corsa del sabato fascista è una delle sequenze più comiche, grottesche ed emblematiche dell'intero film.