Vuole la leggenda che gli yankee avessero richiesto Cary Grant come protagonista, non lo sai ma non ti importa, perchè i due protagonisti straordinari lo sono per davvero, sono loro che ti portano in giro per una Roma non ancora del tutto capitale e non ancora città ma ancora poco più che borgata di campagna, sono loro che ti conducono per mano in un universo di miserie talmente misere che ti vien voglia a metà film di abbracciarli, quei due disgraziati, perchè per 90 minuti collezionano una serie di amarezze che nemmeno il rag. Fantozzi al massimo della forma.
Che poi ti accorgi che non si scivola nel patetico nemmeno per un istante, perchè è tutto talmente uncinettato a regola d'arte e la sceneggiatura di Zavattini pennella talmente bene un'infilata di personaggi secondari, che ti sembra alla fine di aver guardato un docufilm del dopoguerra, perchè è vero che quello che succede al cinema nella realtà raramente accade e se ti fregano una bici a Roma col cazzo che la ritrovi. Poi dici, potrebbe andare peggio, potrebbe piovere
e difatti.
In LDB e nella sua critica sociale dolce come la morte c'è tutto, ci sono mogli che impegnano le lenzuola senza fartelo pesare
c'è chi va a lavorare comodamente in bici con una scala da 150 kg in spalla
c'è il punkabbestia che ad un certo punto quella bici te la incula e poi prova a rivendertela in Piazza Verdi assieme a del
c'è la santona che anni dopo avrebbe istruito Wanna Marchi sulle cose della vita
c'è il bulletto di quartiere che è Franco Califano vent'anni prima di Califano
c'è l'antenato del circolo Arci dietro casa tua, dove in una sala c'è il tipo del Partito ed in quella di là provano uno spettacolo tristissimo
c'è il bambino ricco e stronzo, pettinato a schiaffoni e futuro cocainomane, palazzinaro negli anni '80, indagato in manipulite nei '90
e c'è il lieto fine, che sembra una copertina dei Joy Division, dove almeno il papà riesce a conservare se non proprio l'amor proprio almeno l'amore del figlio, mentre tu in sala ti spari un colpo in testa per solidarietà.
Davvero.
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