venerdì 22 gennaio 2016

Le recensioni: LADRI DI BICICLETTE

Hai presentato l'altra sera Ladri di Biciclette, il capolavorissimo di De Sica, e tutte le volte che lo vedi pensi che questo film andrebbe assolutamente inserito in una di quelle capsule sparate nello spazio in cerca di civilta extraterrestri perchè così dissuaderebbe gli alieni dal distruggere la Terra. Una di quella cose per cui uno dice, sì, l'umanità non è del tutto da buttare, perchè se c'è una cosa che ci insegna Ladri di Biciclette, il cui titolo avrebbe dovuto essere Mai 'na Gioia, è che anche nelle peggiori sfighe e nel momento in cui ci si abbruttisce più che mai, il lato umano che c'è in noi non deve mai essere perso o dato per scontato. Tutto questo malloppo di concetti, grazie alla magia del cinema ed alla  mano superlativa dell'autore, passa attraverso questi due volti straordinari su cui la cinepresa indugia per larga parte del film.



Vuole la leggenda che gli yankee avessero richiesto Cary Grant come protagonista, non lo sai ma non ti importa, perchè i due protagonisti straordinari lo sono per davvero, sono loro che ti portano in giro per una Roma non ancora del tutto capitale e non ancora città ma ancora poco più che borgata di campagna, sono loro che ti conducono per mano in un universo di miserie talmente misere che ti vien voglia a metà film di abbracciarli, quei due disgraziati, perchè per 90 minuti collezionano una serie di amarezze che nemmeno il rag. Fantozzi al massimo della forma.
Che poi ti accorgi che non si scivola nel patetico nemmeno per un istante, perchè è tutto talmente uncinettato a regola d'arte e la sceneggiatura di Zavattini pennella talmente bene un'infilata di personaggi secondari, che ti sembra alla fine di aver guardato un docufilm del dopoguerra, perchè è vero che quello che succede al cinema nella realtà raramente accade e se ti fregano una bici a Roma col cazzo che la ritrovi. Poi dici, potrebbe andare peggio, potrebbe piovere

e difatti.


In LDB e nella sua critica sociale dolce come la morte c'è tutto, ci sono mogli che impegnano le lenzuola senza fartelo pesare


c'è chi va a lavorare comodamente in bici con una scala da 150 kg in spalla


c'è il punkabbestia che ad un certo punto quella bici te la incula e poi prova a rivendertela in Piazza Verdi assieme a del fumo copertone da camion


c'è la santona che anni dopo avrebbe istruito Wanna Marchi sulle cose della vita


c'è il bulletto di quartiere che è Franco Califano vent'anni prima di Califano


c'è l'alta borghesia clericalizzata che ti chiude a chiave in chiesa se vuoi mangiare della sbobba infame


 c'è l'antenato del circolo Arci dietro casa tua, dove in una sala c'è il tipo del Partito ed in quella di là provano uno spettacolo tristissimo


 c'è il bambino ricco e stronzo, pettinato a schiaffoni e futuro cocainomane, palazzinaro negli anni '80, indagato in manipulite nei '90


e c'è il lieto fine, che sembra una copertina dei Joy Division, dove almeno il papà riesce a conservare se non proprio l'amor proprio almeno l'amore del figlio, mentre tu in sala ti spari un colpo in testa per solidarietà.


Davvero.






Nessun commento:

Posta un commento